Sherlock

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Oltre a leggere libri, la settimana scorsa, sull’iPad ho visto un po’ di film. La scoperta più piacevole (grazie Alessandra!) è stata la miniserie Sherlock, ottimo successo in Gran Bretagna su BBC One (e trasmessa dal 18 febbraio in Italia sul canale pay di Mediaset Joi).
È incredibile come gli sceneggiatori siano riusciti a rimanere fedeli allo Sherlock Holmes originale pur trasportando l’intera vicenda ai giorni nostri: John Watson è un medico militare reduce dall’Afghanistan (la storia si ripete), ferito forse più nell’animo che nel fisico; un amico gli presenta Sherlock Holmes, geniale ma caratteropatico consulting detective (una specie di dr House più giovane e più cinico). I due vanno a coabitare (al 221 di Baker Street, ovviamente) e si ritrovano ben presto coinvolti in una serie di casi criminali. Gli ingredienti ci sono tutti: l’ispettore Lestrade, il fratello Mycroft, il perfido Moriarty, la signora Hudson, il violino, le rivoltellate alla parete per svagarsi. Tutto naturalmente rivisitato con occhi contemporanei: per esempio il dottor Watson non pubblica le avventure di Holmes sullo Strand Magazine ma sul suo blog (ma anche Sherlock Holmes ha il suo blog chiamato La scienza della deduzione); e in generale l’informatica e le tecniche investigative avanzate hanno una parte importante nella storia.
L’unica mesta concessione al politically correct è stata trasformare la tossicomania di Holmes in un più banale tabagismo, per di più sotto forma di cerotti alla nicotina. Ora, mi rendo conto che mostrare il l’eroe di una serie tv mentre si fa di cocaina forse non era possibile, ma impataccargli il braccio di cerotti di nicotina è stato più che altro ridicolo; magari avrebbero potuto risolvere con qualche spinello? Detto questo, tutta la serie (tre episodi ma altri sono in produzione) è veramente da vedere: gli attori sono bravissimi, anche se a prima vista Holmes è un po’ troppo giovane, i personaggi azzeccati e credibili, il ritmo elevato, i dialoghi ben curati e taglienti; anche il look complessivo, location e costumi, è accattivante. Potendo, guardatelo in originale: ho visto un
promo della versione italiana e ho qualche dubbio sulla voce di Holmes.
Difetti, oltre alle pecette di nicotina, non ne ho trovati. O forse uno sì: la scena finale del terzo e ultimo episodio, lo showdown tra Holmes e Moriarty (ambientato in una piscina, citazione anche questa? In fondo piscina o cascate, sempre di acqua si tratta) è un bastardissimo cliffhanger. Ora mi tocca aspettare l’episodio 4.
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