Cliche'

Leggendo QUESTO post di Alessandra Buccheri di Angolo Nero (blog che seguo regolarmente e che consiglio a tutti, amanti del noir e non) ho ripensato ai cliché, e a quanto spesso mi capiti (soprattutto sui blog) di veder liquidato sbrigativamente un libro perché il tal personaggio (o il tal argomento) è un cliché, è un già visto.
Tutto è un cliché; tutto è o può diventare stereotipo, diciamoci la verità. Tutto è stato più o meno già visto. Trovo quanto meno frettoloso bollare un libro perché il suo protagonista appartiene a una determinata categoria (è vero, di commissari sono pieni gli scaffali; ma non è lo stesso per gli investigatori privati un po’ sfigati, gli avvocati, etc. etc.?) o perché l’argomento che tratta è di attualità ed è stato già affrontato da qualcun altro (tra l’altro per quanto rapido possa essere uno a scrivere, ora che butta giù un manoscritto, lo manda a un editore e quello decide di pubblicarlo, l’argomento è già fuori moda).
Insomma, una storia giudichiamola per com’è stata raccontata e per come è stata scritta.

P.S.: se qualcuno si è chiesto che c’azzecca l’immagine di Totò, sappia che:
a) è un fotogramma tratto da La banda degli onesti, film in cui tutto accade quando Totò viene in possesso, per l’appunto, di un cliché
b) Totò c’azzeca, sempre. A prescindere.
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